Le Tabacchine

Donne operaie nella Venezia ottocentesca

cadorin

LE TABACCHINE

Donne operaie nella Venezia ottocentesca e il detto "fora dae bae!"

Il lavoro in fabbrica alla Manifattura Tabacchi era svolto, quasi esclusivamente, da personale femminile.

Già nel 1786 Girolamo Manfrin, che possedeva 1100 ettari coltivati a tabacco in Dalmazia, decise di aprire una fabbrica anche a Venezia.

Dapprima vicino alla Madonna dell’Orto, in Corte Gregolina, con annesso spaccio e poi, sempre a Cannaregio in Fondamenta de le Penitenti, fino all’ultimo trasferimento nel ‘cao’ (estremità) più occidentale della città, dietro Piazzale Roma tra il rio delle Burchielle e la fondamenta di Sant’Andrea.

Nella prima metà del ‘900 erano circa 1200 le donne che lavoravano in fabbrica. Il lavoro era durissimo, sia per l’ambiente insano in cui le operaie trascorrevano gran parte della loro giornata che per la disciplina e le umiliazioni che dovevano subire. Le pesanti perquisizioni corporali erano una prassi giornaliera, a cui le lavoranti venivano sottoposte alla fine del turno, per evitare i furti. Dovevano chiedere il permesso per bere, andare in bagno... e per cantare, un lusso concesso soltanto a Natale e Pasqua.

Tuttavia, da parte di qualcuno, erano considerate delle privilegiate perché, lavorando in una fabbrica di stato, avevano maggiori garanzie rispetto ad altri lavoratori ed uno stipendio più alto.

Nel 1887 il filantropo conte Giustinian fece aprire un asilo “per lattanti e slattati” nei pressi della fabbrica, in modo che le tabacchine potessero accudire i loro figli durante le pause.

Molte furono le lotte sindacali che le videro combattive protagoniste per la conquista e la salvaguardia dei loro diritti (il primo sciopero nel 1884).

Le loro battaglie segnarono pagine storiche del movimento delle lavoratrici veneziane e ottennero significativi miglioramenti relativamente alla salubrità dell’ambiente di lavoro.

Dalle fila delle tabacchine veneziane proveniva Anita Mezzalira, assunta in fabbrica a 15 anni, antifascista e sindacalista, divenne nel 1948 il primo assessore donna della storia del Comune di Venezia.

Un loro divertente modo di dire, restare “fora dae bae” derivava dalle palle di pietra, un tempo poste in cima alle due colonne del cancello di ingresso alla Manifattura.

Le tabacchine che arrivavano in ritardo dopo la chiusura del cancello, restavano perciò “fuori dalla palle”.

Alla forza ed alla vitalità delle tabacchine il poeta veneziano Riccardo Selvatico dedicò questi versi:

 

Bate quatro e za scominzia

Nel silenzio de la strada,

Fin alora indormenzada,

A sentirse da lontan

Come un susio, che in distanza

Da principio xe confuso,

Ma che ingrossa, che vien suso

Co' una furia de uragan.

Le xe lore, za le ariva,

Za le spunta, za in t'un lampo

Case, strada, ponte, campo,

Tuto introna de bacan.

Le ze lore, le ze tose,

Le ga el viso fresco e tondo,

Le vien via sfidando el mondo

Imbragae de zoventù.

Zavatando per i ponti,

Le vien zoso a quatro in riga,

Par che a tuti le ghe ziga:

Largo, indrio, che semo nu!

Za la zente su le porte,

Sta a vardar la baraonda,

Che infuriando come un'onda,

Urta, spenze e passa in là.

 

 

Fonti: www.giandri.altervista.org

www.nicolasaba.it

 
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