Le disavventure di Arlecchino
La Stagione Estiva del Teatro Goldoni
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Description
Stagione Estiva
Teatro Goldoni | Venezia
28 giugno > 18 ottobre
Le disavventure di Arlecchino
Per quattro mesi sul palco del Teatro Goldoni la Compagnia Giovani dello Stabile del Veneto dà vita a due inediti canovacci goldoniani
Sulla scia del successo di Arlecchino Furioso, lo spettacolo che la scorsa estate ha coinvolto oltre cinquemila spettatori da tutto il mondo, la stagione estiva del Teatro Goldoni di Venezia torna quest’anno con un progetto inedito, sempre prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e pensato per il pubblico internazionale della città. Per quattro mesi, dal 28 giugno al 18 ottobre, e sessantotto recite complessive
Le disavventure di Arlecchino portano in scena due canovacci goldoniani, tradotti e adattati per la scena per la prima volta in italiano dal regista Marco Zoppello:
Arlecchino e l’anello magico e Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato. Sul palcoscenico nel ruolo di Arlecchino, Stefano Rota che, dopo 30 anni dal debutto con La Pazzia di Isabella (TAG Teatro, Venezia, 1989), torna a dare vita alla maschera più famosa del mondo. Ad accompagnarlo in questo progetto, dodici giovani attori professionisti della Compagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto, nata dal progetto TeSeO – Teatro Scuola e Occupazione con il sostegno della Regione Veneto.
Teatro Goldoni | Venezia
28 giugno-18 ottobre
Le disavventure di Arlecchino
Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato,
Arlecchino e l’anello magico
Testi da Carlo Goldoni
Traduzione e adattamento Marco Zoppello
Con Stefano Rota
e con gli attori della Compagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto
Matteo Campagnol, Alice Centazzo, Emanuele Cerra, Davide Falbo, Lorenza Lombardi, Eleonora Marchiori, Marlon Zighi Orbi, Marco Mattiazzo, Meredith Airò Farulla, Emilia Piz, Francesca Sartore, Pierdomenico Simone
Regia Marco Zoppello
scene Alberto Nonnato
costumi Lauretta Salvagnin
maschere Roberto Maria Macchi
luci Paolo Pollo Rodighiero
assistente alla regia Maria Roberta Strazzella
Arlecchino e l’anello magico
In un bosco, a pochi passi dalla città di Bergamo, Arlecchino, marito di Argentina, è sopraffatto dalla gelosia e tenta il suicidio. Un mago lo salva e gli dona un anello dal magico potere: chiunque lo indossi dimenticherà il passato e le proprie sciagure. Il povero diavolo dovrà quindi reimparare tutto, dal valore del denaro a cosa sia un matrimonio. Arlecchino guadagna quindi uno sguardo fanciullo, privo di sovrastrutture, fatto di bisogni primari e di scoperte continue. Ma anche di sonore bastonate: chi può pretendere di vivere senza denaro? Solo un pazzo. Goldoni si affida alla magia per giocare un personaggio estraneo al mondo e noi, raccolta la sfida, di questo mondo ne abbiamo esplorato i confini.
Ne risulta una città popolata di personaggi caricaturali, innamorati egoisti, viscidi servitori e madri autoritarie. La commedia, sempre e comunque, ci consegna una lente d’ingrandimento della società, uno strumento per smascherarne, attraverso il gioco e la risata, ogni contraddizione.
Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato
In uno sperduto villaggio delle vallate bergamasche, una coppia di innamorati, Rosaura e Florindo, si sposano in gran segreto e danno alla luce una figlia, proprio negli stessi giorni in cui Arlecchino e Camilla festeggiano la nascita della loro primogenita. La trama si dipana tra fraintendimenti e scambi di infanti, si impenna sulle scenate di gelosia di Arlecchino. Il patetismo si fa strada nelle crisi di Camilla, accusata ingiustamente di tradimento dal marito e disperata per la sorte di una figlia che crede scomparsa.
Il gioco degli equivoci, tipico della Commedia dell’Arte, permette ancora una volta di portare sul palcoscenico quei conflitti universali che da sempre animano la vita degli esseri umani: la sete di potere, di denaro, le grandi passioni amorose ostacolate, il mostro verde della gelosia.
Uno spettacolo che, tra le pieghe della commedia, del divertimento, del gioco teatrale più puro, scanzonato e cantato, nasconde un briciolo di nera fuliggine, una brace di dramma pronta a divampare tra le sterpaglie della vita.
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