Bombe su Venezia

21 Marzo 1945

Bombe su Venezia, 21 marzo 1945 

L’operazione ‘bombetta’

Lo storico veneziano Pietro Lando, nel suo articolo ‘Bombe su Venezia’, spiega come Venezia fosse stata risparmiata dalle devastazioni e dagli orrori degli attacchi aerei per quasi tutta la durata della II Guerra Mondiale.

Aereo australiano che partecipò all'attacco del 1945

Unica eccezione era stato il mitragliamento alleato, il 14 Agosto 1944, della nave ospedale tedesca Freiburg, ormeggiata in Bacino di fronte a Palazzo Ducale che aveva causato la morte anche di 20 civili imbarcati su un battello di linea.

Soltanto dopo il vergognoso episodio della distruzione dell’Abbazia di Montecassino il 7 Aprile del ‘44, era stato stilato un elenco dei siti e delle città di interesse storico-artistico da risparmiare. 

Pur essendo Venezia ovviamente nel novero, gli alleati si erano accorti di come la città fosse divenuta snodo cruciale di una rete di trasporto fluviale, con cui i tedeschi avevano sostituito quella ferroviaria, gravemente danneggiata.

Si decise allora di attaccare il porto della città, con un’azione che avrebbe dovuto essere quanto più possibile chirurgica.

Il porto dall'alto prima dell'attacco

La missione fu affidata ad uno dei piloti più abili e decorati della R.A.F.: il colonnello George Westlake.

George Westlake

Nel assegnargli il comando il vice-ammiraglio Foster chiarì l’assoluta priorità di non danneggiare obiettivi civili o di interesse artistico.

L’operazione fu chiamata ‘bombetta’ ad evocare il copricapo civile che avrebbero dovuto re-indossare (perché radiati) i militari, nel malaugurato caso avessero danneggiato qualche monumento importante.

L’azione ebbe pieno successo tattico con grave danno per l’organizzazione logistica dei nazisti.

Disgraziatamente però saltò in aria anche un magazzino in cui erano stoccate molte mine marine.

A dispetto di quello che riportò il quotidiano britannico The Guardian sul bombardamento:

"...che i veneziani si sentirono abbastanza sicuri da salire sui tetti a osservarlo e la città se la cavò con qualche finestra andata in frantumi",

l’onda d’urto che ne seguì rase al suolo un edificio di cinque piani del vicino quartiere di Santa Marta, causando una ventina di vittime.

Lo stesso Spitfire che stava riprendendo lo scenario dell’attacco ne fu violentemente investito, come testimoniano le foto ‘mosse’ scattate in quel momento.

L’esplosione ruppe praticamente tutti i vetri della città e vi furono gravi danni agli affreschi del Tiepolo a Palazzo Labia.

Addirittura il rosone della Chiesa di San Pietro a Murano crollò verso l’interno danneggiando l’organo.

Altri danni di minor importanza furono segnalati perfino a Mestre.

 

Fonti: testo e immagini da: Pietro Lando 'Bombe su Venezia'

 

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