Scala Contarini del Bovolo

un gioiello nascosto tra le calli veneziane

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Scala Contarini del Bovolo

Nascosta all'interno di una piccola corte laterale al Campo Manin, alla fine di una stretta calle, emerge singolare in tutta la sua straordinaria bellezza la Scala Contarini del Bovolo.

Questa Scala, struttura dissonante con l'architettura veneziana, fa parte del Palazzo Contarini del Bovolo, un palazzo gotico ubicato costruito tra il Tre e il Quattrocento come dimora dei Contarini "di San Paternian", che dalla fine del Quattrocento, con l'aggiunta della scala a chiocciola, furono soprannominati "dal Bovolo”.

Piccolo gioiello nascosto, riaperto al pubblico dopo un lungo lavoro di restauro, si raggiunge arrivando da una stretta calle.

Anche questo effetto scenografico inaspettato, in una Venezia che spesso mostra la bellezza dei suoi monumenti affacciata su canali, concorre allo stupore per la visione di questa splendida opera. 

IL FASCINO SENZA TEMPO DELLA SCALA DEL BOVOLO

La Scala Del Bovolo, probabilmente opera di Giovanni Candi, è la più imponente e pregevole di Venezia ed è una perfetta sintesi di stili diversi: rinascimentale (per l’utilizzo di alcuni elementi come i capitelli), gotico (per la tecnica costruttiva) e veneto-bizantina (per la forma).

Alla fine del '400 Pietro Contarini fece aggiungere al suo palazzo un nuovo corpo di fabbrica allo scopo di qualificare visivamente la facciata interna del palazzo prospiciente un piccolo cortile, un tempo protetto da una cinta muraria.

La struttura si sviluppa notevolmente in altezza al di sopra della media dei palazzi veneziani.

L'opera ha richiesto grandi abilità tecniche da parte dei costruttori in quanto c'era la necessità di adattare la scala ad un edificio preesistente, su fondamenta instabili dovute alla particolarità del sottosuolo veneziano.

All'interno di una torre cilindrica si snoda la scala a chiocciola, montata su una serie di logge sovrapposte mediante archeggiature ascendenti con un raffinato lavoro di traforo che dona una piacevole sensazione di leggerezza e ricercatezza.

Sono due le sezioni collegate tra loro: un loggiato e una torre cilindrica.

Il loggiato si apre all’esterno con ampi archi rinascimentali, tre per piano e decrescenti in altezza in modo tale che quelli all’ultimo piano risultino la metà di quelli del piano terra.

Questo trucco prospettico conferisce all’opera una maggiore altezza.

La particolarità della scala è quella di far poggiare gli archi del piano terra su pilastri quadrati anziché su colonne.

La torre cilindrica è alta 26 metri e ha un diametro di 4,70. E’ impostata su di un pilastro centrale attorno al quale sono sovrapposti 80 gradini monolitici che ascendono in senso antiorario.

I gradini hanno forma trapezoidale e uno strato di piombo fuso uniforma le superfici di contatto tra i vari elementi.

I capitelli si caratterizzano per un taglio molto originale: alle quattro volute sono raccordate altrettante foglie d’acanto molto semplici e con poco rilievo.

La salita alla Scala si conclude con un belvedere a cupola, in cui termina pilastro centrale con una decorazione in pietra d’Istria.

Da qui si può ammirare uno splendido e inconsueto panorama: i tetti, i campanili, le cupole di San Marco, con una visuale sull'intera città.

La copertura in legno che si trova all’interno della cupola è del 1874. Originariamente essa aveva una struttura più bassa e in tegole.

La sua torretta cilindrica sembra un foglio di carta arrotolato, scritto da incantevoli giochi di contrasto fra vuoti e pieni in cui il bianco abbagliante della pietra d’Istria, temperato dal rosso-bruno dei mattoni, potenzia lo slanciato movimento dello sviluppo elicoidale.

La creazione della scala ha avuto una risonanza tale da aver condotto la cittadinanza a coniare un soprannome per quel ramo della famiglia per la quale, da quel momento è stato usato l’appellativo Contarini del Bovolo (dalla forma particolare della scala “a guscio di lumaca” che in veneziano si dice appunto “bovolo”).

IL PALAZZO CONTARINI

Il Palazzo Contarini nel 1717 passò Giovanni Minelli che aveva sposato Elisabetta, figlia di Pietro Maria Contarini, ultima rappresentante della famiglia.

All'inizio dell'Ottocento fu acquistato dalla ditta Emery, dalla quale fu affittato ad Arnoldo Marseille che vi aprì un albergo detto "del Maltese" (da qui la denominazione della corte del Maltese sulla quale si affaccia il palazzo).

Nel 1852 fu ceduto per testamento alla parrocchia di San Luca e divenne sede della Congregazione di Carità.

Il palazzo appartiene tuttora ad un istituto di ricovero ed educazione.

Nel 1859, il litografo Wilhelm Tempel condusse le sue prime osservazioni astronomiche dal belvedere della torre con un telescopio, scoprendo il 2 aprile 1859, la cometa C/1859 G1, ed il 19 ottobre 1859 la Nebulosa di Merope nell'ammasso aperto delle Pleiadi.

LA SCALA DEL BOVOLO CELEBRATA NELLA LETTERATURA

Lo scrittore veneziano Renato Pestriniero ha dedicato a questo insolito monumento il racconto Nodi, pubblicato per la prima volta nel 1981.

Si tratta di un'interpretazione visionaria di notevole suggestione:

"Avevamo lasciato Campo Manin per inoltrarci nell'unico accesso alla corte, una fessura in ombra tra cataste di case antiche, occhiaie nere, bocche di cantine putrescenti, muri di mattoni corrosi dalla salsedine, e alla fine ecco la corte, piccola e raccolta, un pozzo formato da pareti di case sovrapposte, protuberanze, anfratti, un labirinto di volumi incastrati l'uno nell'altro nel corso dei secoli. La scala sorge lì. E' una spirale di gradini che si avvolge all'esterno di una torre cilindrica, un nastro orlato di trine marmoree, un capriccio architettonico. Cominciai a salire aggirando il corpo cilindrico della costruzione sul quale si avvolge la scala. Sul lato esterno la serie ininterrotta di archi si apriva su un vuoto grigio. Ad ogni decina di gradini passavo accanto a una porta di legno simile a quella dalla quale ero uscito. Un numero così elevato di porte faceva prevedere una struttura interna ben strana. Sostai accanto ad una di esse. Filtravano suoni che non riuscivo ad interpretare, una sorta di scalpiccio, un mormorare proprio accanto all'uscio, eppure lontanissimo, passi soffici provenienti da un silenzio per immergersi in un altro silenzio. Continuai a salire, ma quando ebbi completato un paio di volute e mi trovai nuovamente sulla verticale della corte, mi resi conto che nelle distanze c'era qualcosa di sbagliato..."

 


Fonti: L'altra Venezia

          Wikipedia

          www.scalacontarinidelbovolo.com
   

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