Venezia e la sua architettura antisismica... ante litteram

Storia dei terremoti in Laguna

Venezia 'antisismica'

Il più importante terremoto di cui abbiamo documentazione in Laguna è quello del marzo 1106, che portò alla distruzione e successiva scomparsa dell'insediamento di Metamauco (Malamocco).

Il sismologo Giuseppe Mercalli lo ricorda citando il Doge cronista Andrea Dandolo e i Diari di Marin Sanudo.

L'evento sismico del 1117 che devastò l'intera Pianura Padana e provocò la morte di decine di migliaia di persone fu il primo ad essere misurato con criteri moderni, applicati a notizie estratte dalle cronache dell'epoca, come gli Annales Venetici

A Venezia prese il nome di 'Terremoto di Sant'Ermagora'.

Marin Sanudo riporta: “in questi giorni a Venezia fu un grandissimo tremuoto, e venne un'acqua sulfurea che appiccò fuoco alla Chiesa di Sant'Ermagora, e quella abbruciò, ma la mano destra del glorioso Giovan Battista fu illesa trovata dal fuoco, che fu grandissimo miracolo a tutta la Terra”.

I cronachisti attribuirono l'incendio alla fuoriuscita di 'esalazioni sulfuree'.

Si trattava probabilmente di gas metano intrappolato negli strati profondi del terreno.

Mentre in una vastissima area la distruzione degli edifici fu pressoché totale (Verona fu praticamente rasa al suolo) a Venezia si subì qualche crollo e poche furono le vittime.

Nel corso della storia altri eventi sismici importanti (come quelli del 1347 e del 1511) arrivarono perfino a svuotare il Canal Grande, per il potente impulso laterale inferto dalle scosse ondulatorie.

Ma perchè, nonostante nei secoli i terremoti si siano succeduti a decine, i danni agli edifici di Venezia furono sempre limitati?

Scegliere il centro della Laguna come sito per la fondazione della loro città, aveva da subito posto agli antichi veneziani il problema di come costruire sul fango.

Quando si decise di sostituire le capanne in legno con edifici in pietra e mattoni fu necessario raggiungere uno strato più solido su cui basare le fondamenta. 

La soluzione fu trovata configgendo migliaia di pali di legno, attraverso strati alternati di sabbia e torba, nell'argilloso 'caranto'.

I danni derivanti dai naturali assestamenti indotti dalla scarsa solidità del terreno furono minimizzati collegando i muri di spina a quelli maestri mediante tiranti metallici che fungevano da cerniere.

La realizzazione di pavimenti in stucco, sovrapposti a leggeri solai in legno, fu l'efficace coronamento di questa tecnica geniale. 

Il segreto che ha impedito la distruzione degli edifici durante i terremoti, permettendo movimenti reciproci tra gli elementi strutturali senza crolli, consiste dunque in questa cedevolezza e adattabilità dei sostrati e dei materiali.

Gli stessi accorgimenti fanno parte oggi delle soluzioni più all'avanguardia nell'edilizia antisismica.

 

Fonte: 'Storia sismica della provincia di Venezia' di Padre F.S. Zanoni in Annuario dell'osservatorio geofisico del Seminario Patriarcale di Venezia.

@Credits immagine: Giorgio del Pedros da "Venezia come", Gambier&Keller editori

 

 

 

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