Joseph Smith | Authentic Venetian

di Pieralvise Zorzi

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Cosa ci fa Joseph Smith a Venezia?

Semplice: l’#AuthenticVenetian.

Se il male del veneziano autentico è l’amore per la propria città, è altrettanto vero che il sintomo di questo amore quasi sempre si esprime con un collezionismo sfrenato e stupendo.

Questo sintomo è più che mai evidente in un #AuthenticVenetian inglese, dal comunissimo nome di Smith, Joseph Smith.

Il suo palazzo trecentesco è sul Canal Grande, proprio all’angolo del Rio dei Santi Apostoli: se l’è comprato dalla Nobildonna Elena Balbi dopo il 1720, quando ormai era unico responsabile della Merchant Bank dove era arrivato, giovanissimo apprendista, una ventina di anni prima. Nel frattempo è diventato Console di Sua Maestà Britannica: una bella carriera per chi ha incominciato commerciando pesce, carni, vino, grano e soprattutto uva sultanina, richiestissima in Inghilterra per il Christmas Pudding.

Palazzo Smith Valmarana

Smith si fa ridisegnare il palazzo da Antonio Visentini, singolare figura di erudito, architetto e famoso per aver inciso una splendida raccolta di disegni di Canaletto. Proprio di Canaletto Smith, novello #AuthenticVenetian, diventerà agente, soprattutto a Londra.

Nel palazzo si possono incontrare i Tiepolo, G.B. Piazzetta, Apostolo Zeno, Carlo Goldoni, Scipione Maffei, ma anche l’editore Pasquali, titolare della bottega La felicità delle lettere, dove si stampavano opere di Voltaire, Buffon, Rousseau, ma anche libri “proibiti”, Machiavelli o Parini ad esempio, fingendo che fossero stampati ad Amsterdam o a Londra.

Seguendo la tradizione umanistica dei Patrizi Veneti (un Barbarigo era socio di Aldo Manuzio) Smith da buon #AuthenticVenetian, investe molto nell’editoria e nel collezionismo librario, al punto che 1792 vende la sua biblioteca a Re Giorgio III per una cifra enorme.

Re Giorgio era giovanissimo, appena ventiquattrenne, ma apprezzò così tanto la meraviglia collezionistica di Smith al punto da acquisire oltre ai libri anche cinquantatré pitture e centoquarantadue disegni di Canaletto, ma anche quadri di Rosalba Carriera, che lo Smith aveva lanciato, due Longhi, un Giambellino, oltre a gemme e cammei.

Canaletto, (1697 - 1768), Le Preson V

Nel frattempo il Console Joseph Smih si è sposato due volte, la prima volta con la cantante Caterina Totis, la seconda con la sorella del ministro plenipotenziario John Murray, dopo aver fatto la corte a Giustiniana Wynne, musa di Andrea Memmo e di Casanova. La Wynne non lo volle, forse perché il Console era già ottantenne. Doveva campare ancora parecchi anni in ottima salute e continuando la sua passione di collezionista morendo nel 1770 a 96 anni.

Dopo la sua morte Christie’s ci mise due giorni a vendere quanto era rimasto della sua collezione.

 

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