L'Isola della Certosa

uno scrigno di biodiversità in Laguna

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L'Isola della Certosa

La Certosa è situata a nord-est di Venezia, tra le Vignole e Sant’Andrea.

Probabilmente coltivata anche in età romana, nel Medioevo divenne sede di insediamenti conventuali.

Con i suoi 22 ettari circa di superficie, quest'isola rappresenta un sito unico e prezioso per la ricchezza di informazioni che offre sulla vegetazione con specie arboree rare, veri e propri documenti viventi, utili a ricostruire l’ambiente originario e le biodiversità peculiari della Laguna di Venezia.

Per una maggiore comprensione dell’inestimabile valore di questo nostro patrimonio ambientale ci affidiamo alle parole del prof. Lorenzo Bonometto, già Presidente della Società Veneziana di Scienze Naturali e profondo conoscitore dell'isola, proponendovi la visione di questo video (10':32'').

Il gigantesco pioppo nero, che svetta maestoso in mezzo ad un bosco selvaggio, ed il poetico gelso bianco, che sembra avvolgere il visitatore con le sue braccia profumate, sono due rari esemplari che affondano le loro radici nel terreno sabbioso di quest’isola parlando alle nostre radici, che troppo spesso ci dimentichiamo di curare.

Ecco altri contributi su questo argomento, a cui vale la pena a nostro avviso, dedicare del tempo: il grande pioppo nero (4':29'') e Il gelso bianco (1':37'')                     

Storia

Dal 1199 fu abitata da monaci agostiniani ed in seguito nel 1424 fu affidata ai certosini, da cui prese il nome.

Praticamente nulla rimane delle antiche costruzioni edificate intorno al nucleo centrale del convento e neppure la chiesa che, consacrata nel 1219 e ricostruita nel 1492 su progetto di Pietro Lombardo, custodiva opere di Tiziano, Vivarini e Tintoretto.

Furono varie le ragioni che portarono all’abbandono dell’isola da parte dei monaci certosini, tra queste le epidemie di peste che dalla fine del ‘500 a tutto il ‘600 avevano decimato la popolazione e causato l’abbandono degli orti con conseguente danno alle coltivazioni e alle strutture che avrebbero avuto bisogno di continui interventi di restauro.

L’atto finale fu però compiuto all’inizio del XIX secolo con la messa in vigore degli editti napoleonici, in seguito ai quali i monaci furono costretti ad abbandonare il convento, l’isola venne spogliata delle sue opere d’arte e data poi in concessione al Demanio Militare.

L’unico edificio storico tuttora visibile, è il secentesco ‘casello delle polveri’.

Dal 1997, dopo anni di abbandono e degrado, è iniziato un lavoro di recupero ambientale e di risanamento, finanziato con i fondi dell’Unione Europea e dal 2004 i capannoni restaurati sono stati affidati ad una società di imprenditori e velisti ‘Vento di Venezia’, che si occupa della gestione e dello sviluppo di questo patrimonio.

 

Fonti: Wikipedia

          G. e M. Crovato: Isole abbandonate della Laguna veneziana

         


 

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