ORESTEA - Anagoor
Biennale Teatro - spettacolo in prima assoluta
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Descrizione
La compagnia Anagoor, vincitrice del Leone d'Argento inaugura il Festival con uno spettacolo in prima assoluta.
TEATRO - L’ANTEPRIMA
L’«Orestea» degli under 30, così l’eternità si fa presente
Il 20 luglio a Venezia il debutto atteso dell’ «Orestea» nella versione della giovane compagnia Anagoor: «La storia di un mondo in rivolta capace di preparare le condizioni per la rigenerazione del vecchio»
Debutto assoluto e molto atteso della «Orestea» che poi andrà in tournée internazionale ma che ora apre la Biennale Teatro diretta da Antonio Latella da cui sono stati insigniti del Leone d’argento che sarà per l’occasione consegnato. Dopo aver raccontato girovagando curiosi nel passato «Virgilio brucia», dove lo straordinario Marco Menegoni, recitava tutto un canto dell’Eneide in latino, riempendo il salvadanaio dell’attore di applausi, e «Socrate il sopravvissuto», dove si ragionava sul rapporto tra alunni e insegnanti, sapere e saputo, conoscenza e conosciuto, ecco che la più chiacchierata famiglia dell’antichità, gli Atridi, che torna a farsi sentire, materia prima del sangue del teatro, appena versato meraviglioso e copioso nello spettacolo «Santa Estasi». Dunque la violenza di ieri che si specchia negli anni nostri, il senso di vuoto che ben conosciamo, l’abisso del cogito ma ergo non sum.
Dunque Eschilo, siamo nel 458 a. Ch. giorno più giorno meno, 2476 anni or sono, con la trilogia di «Agamennone», «Coefore», «Eumenidi», su cui il regista Derai con Patrizia Vercesi (come drammaturgo) e tutto il suo gruppo, mai così coeso, lavorano da oltre un anno impiegando ogni sollecitazione venga dall’esterno o dall’interno. Un progetto quasi kolossal, nel senso migliore e non hollywoodiano del termine (sono stati essenziali la Biennale stessa e il bando europeo di Hermès, uno dei più concupiti, ambiti e ricchi), per far giungere a destinazione quel concetto di Eternità di cui si diceva e che non è sfuggito alla giuria veneziana che ha premiato il gruppo: «Anagoor non è mai popolare nella scelta dei testi, eppure lo è, nobilmente, nella restituzione artistica…». Verissimo!
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