I corpi di Elizabeth
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I CORPI DI ELIZABETH
Tu sei la mia debolezza. La mia grande voglia. Il mio punto più debole. Evaporare, dissolvermi nel torrente che sei tu – ecco cosa desidera il mio corpo quasi ogni giorno - ma devo resisterti per continuare a esistere. Perché sono una Regina. [Piccola pausa] E quindi – tu devi andartene.
La regina Elisabetta I, l'unica donna non sposata a governare l'Inghilterra, regnò per quarantaquattro anni con astuzia, seduzione e intelligenza. Questa commedia ne ripercorre la vicenda analizzando i modi e i mezzi che le donne al potere attuano nella società patriarcale per ottenere ciò che vogliono.
Il cuore del testo di Ella Hickson (1985), autrice britannica già applauditissima e premiata in patria, è la carnalità di Elizabeth I, regina d’Inghilterra, in conflitto con la necessità assoluta di non assoggettarsi mai al potere maschile. Elizabeth è lacerata dal conflitto tra il corpo desiderante della donna e il corpo politico e simbolico della regina, che – in una società fortemente patriarcale – non può permettersi sentimenti che la rendano debole, assoggettandola a un’amante e men che meno a un marito.
«Tu sei la mia debolezza. La mia grande voglia. Il mio punto più debole. Evaporare, dissolvermi nel torrente che sei tu – ecco cosa desidera il mio corpo quasi ogni giorno - ma devo resisterti per continuare a esistere. Perché sono una Regina. [Piccola pausa] E quindi – tu devi andartene».
Lei stessa introduce noi spettatori – sdoppiandosi nei corpi di due diverse attrici per Elizabeth principessa e Elizabeth regina – al suo tormentato e rischioso viaggio verso il trono. Tre cose possedeva: una mente fuori dal comune, una passione carnale fuori dal comune, una capacità di autocontrollo fuori dal comune, che permise di sopravvivere a pericoli inimmaginabili.
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