Parrocchia di San Moisè Profeta

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Sabato, Maggio 1, 2021

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È comune tradizione che la chiesa sia stata eretta verso la fine dell’VIII secolo dalle prestigiose famiglie degli Artigieri degli Scopari.

Inizialmente dedicata a San Vittore, Santo Martire feltrino, è stata in seguito intitolata a San Moisè per la munificenza di Mosè Venier che l’aveva restaurata. Nel 1520 la chiesa venne riedificata a tre navate, con colonnato e relative absidi e nuovamente nel 1632 con la grande abside centrale e le due più piccole laterali e senza colonne.

L’ultimo rifacimento ed ornamento della facciata marmorea avvenne nel 1668 per opera di Enrico Meyring, seguace del Bernini e collaboratore del Longhena, grazie ad un lascito di Vincenzo Fini, procurato di San Marco. Parrocchia dal XII secolo, venne soppressa con la riforma napoleonica nel 1808 e ricostruita nel 1967 accorpando quella di San Marco e di S. Maria del Giglio. Tra il 1980 e il 1990 è stata restaurata nei muri e nelle sculture.

La facciata in stile barocco in pietra d’Istria è alta 32 metri ed è stata realizzata nel 1668 su disegno dell’architetto Alessandro Tremignon dal Meyring. Il prospetto, architettonicamente distinto dal corpo dell’edificio ed ancorata alla facciata interna, è a capanna distinto in tre ordini, i due superiori attici ed il terzo, a terra, composito di quattro basamenti e colonne corinzie scanalate, interrotte e saldate da legamenti in marmo, che ne rompono la linea e inquadrano i busti dei famigliari Fini. Sopra il fastigio si erge dominante il simulacro di Mosè.

L’aula della chiesa, alta e solenne, è ad un’unica nave senza colonne ed è coperta da un soffitto a vela che converge nel grande quadro di Nicolò Bambini (secolo XVIII) raffigurante “Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia”. Le pareti e gli altari sono ornati di interessanti tele secentesche. Sul parapetto dell’organo si notano le storie di Mosè (Adorazione del vitello d’oro, Mosè salvato dalle acque).

Sull’altare maggiore, si trova una scultura, in stile barocco, ideata, si crede, da Tremignon, architetto della facciata della chiesa, ed eseguita da Meyring, raffigurante il Sinai ove Mosè riceve le leggi.

Nella cappella a sinistra dell’altare maggiore si trova un dipinto raffigurante la “Lavanda dei piedi”, opera tarda di Tintoretto. Sul pavimento, nel mezzo della chiesa, si trova la pietra tombale di Giovanni Law (1729), banchiere inglese.