Palinsesto urbano VE||01
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Descrizione
Alberta Pellacani
Palinsesto urbano VE||01
Curated by/A cura di: Vittorio Urbani, Elisa Genna
Con “Palinsesto urbano VE ||01”, Pellacani per la prima volta si concentra sull'immagine di una città: il lavoro vuole essere il primo di una serie di progetti focalizzati sulle città italiane ed europee le cui origini prendono forma nelle architetture quali relazioni di simbiosi del vivere con l'acqua.
Nello spazio centrale dell'Oratorio, il video è proiettato su uno schermo che copre l'altare: l’opera è frutto di un lungo lavoro di ricerca personale dell’artista, di spostamenti in barca e attese. Come altri lavori precedenti di Pellacani, anche “Palinsesto urbano VE||01” nasce dall’interesse per tutto ciò che accade intorno a noi, nel nostro soggettivo vivere, quando gli eventi quotidiani in cui ci troviamo coinvolti risultano come flussi e attraversamenti inarrestabili di immagini, pensieri: solo a distanza possiamo veramente 'mettere a fuoco', oggettivizzare l'astrazione con un processo di sedimentazione, memoria, rappresentazione mentale. Tecnicamente, l’artista tenta un accesso all’indefinito attraverso microstorie, come una via di diversi palinsesti urbani, che a sua volta si scompongono in frammenti visivi. Il lettore è sollecitato ad entrare nell’opera aperta con la propria sensibilità e bagaglio di esperienza e a concludere i pezzi mancanti di questo immaginario non definito.
In “Palinsesto urbano VE||01”, lo sguardo dell’artista si rivolge per la prima volta a una città, Venezia, alle sue architetture e ai suoi spazi di transito: cerca i profili alti di edifici periferici meno noti della città, carpisce i gesti semplici e quotidiani dei suoi abitanti. Pellacani ha raccolto un flusso continuo e in sospensione di tetti, finestre e cornicioni fagocitati al centro dell'immagine, i cui particolari risultano riconoscibili solo con la coda dell'occhio. Nel suo continuo 'spiare' il flusso lento e costante delle persone sui ponti, la semplicità e ripetitività degli accadimenti quotidiani, come lo sbattere delle pedane dalle finestre o lo stendere il bucato, Pellacani vuole far emergere un’immagine nuova ed inedita della città lagunare: siamo di fronte ad una Venezia post ideologica, che si congeda dai codici tassonomici, dalle mappe e narrazioni del passato per intraprendere sfumate e circostanziate visioni che appartengono all’impermanenza e alla smaterializzazione. Alberta per questo progetto utilizza suoni d'ambiente raccolti nella città, e suoni estratti dal lavoro 'frequenze (A / frammenti)' di Nicolas Bernier, pubblicato da LINE.
A dialogare con il video, Pellacani propone senzaLUCE una serie di “speciali disegni”: vi si riconoscono, appena abbozzati, scorci della città lagunare, classiche vedute veneziane, che prendono ispirazione da tutta una tradizione pittorica. Ma sono appunto bozzetti, visioni incerte e visibili solo al buio, realizzati con una pittura fotosensibile e fosforescente. Si tratta di nuovo di una riflessione che è al tempo stesso una provocazione: che cosa resta di tutte le immagini da cui siamo circondati? E cosa è veramente Venezia, immagine per eccellenza, luce, riflessi, scenografia? Cosa sappiamo realmente di Lei?
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