Arte contemporanea in laguna
a palazzo Zenobio
Descrizione
"Arte contemporanea in laguna" a palazzo Zenobio
Con la mostra Arte Contemporanea in Laguna il Movimento Arte del XXI Secolo conclude la sua presenza a Palazzo Zenobio in occasione della 58. Biennale d’Arte di Venezia.
L’esposizione, allestita da Licinia Visconti e presentata dal Prof. Aldo Maria Pero, rispettivamente Art Director e Presidente del Movimento, verrà inaugurata domenica 6 ottobre alle ore 17.00 e si concluderà il 3 novembre.
La mostra si compone di tre sezioni: le due personali di Giancarlo Delmastro e di Orfeo Reda e una collettiva cui prendono parte uno scultore e sei pittori, cinque italiani e uno inglese.
Citiamo per primo Guglielmo Meltzeid perché festeggia in questa occasione i cinquant’anni di attività che si sono dipanati in una carriera ricca di successi internazionali e notevole anche per una ragione storica, ossia la circostanza che negli anni della lotta per la supremazia mondiale fra Stati Uniti ed Unione Sovietica aveva un atelier a New York e un altro a San Pietroburgo, evidentemente tollerato dalle autorità moscovite nonostante il fatto di aver dipinto il ritratto ufficiale di Nancy Regan. Più tardi, come dimostra un quadro esposto in mostra, è passato a soggetti femminili più incantevolmente giovani. Artista dotato di grande tecnica, ritrattista delizioso e infedele, Meltzeid ama esprimersi in una dimensione iperrealista non priva di qualche celia surrealista, come ad esempio quando delinea una veduta veneziana sul coprimozzo della Ferrari o un’altra moto su quello dell’Harley-Davidso«n, piccolo particolare che giustifica il titolo della tela.
Un elemento di grande festa vanta anche Giancarlo Delmastro, il quale -citiamo i grandi- come Franz Joseph Haydn, Giuseppe Verdi e Johann Wolfgang von Goethe, in un momento straordinariamente felice, in tarda maturità, ha prodotto con irresistibile impeto le opere più importanti della sua carriera di pittore, carriera che si affianca a quella assai feconda di architetto. Parlo di straordinari slanci di un’astrazione tesa, sofferta, dinamica, volta verso l’infinito, verso le coordinate essenziali dell’universo, intuito ma posto oltre la visione. La sua astrazione, infatti, non pretende di delineare l’invisibile, ma di crearlo. Ambizione sovrana.
Qualcosa da celebrare ha anche Orfeo Reda, impegnato a Venezia in quella che è forse la più importante delle sue personali. Maestro provinciale, il calabrese Reda mostra con le sedici opere qui esposte di essere tale solo per sorte e per nascita, mentre possiede mezzi tecnici e doti di pensiero che gli meritano un’illustre collocazione su più vasti orizzonti. Per non citare i ritratti scavati dall’indagine psicologica e le figure affrante da avversi destini o colti in atteggiamenti di falsa mondanità, una grande e ammirata attenzione deve accendersi di fronte alle sue eleganti nature morte, un altissimo gioco di equilibri geometrici e di raffinato impiego del colore, al contempo mezzo e fine delle sue creazioni.
Il limiti di spazio costringono ad una maggior sobrietà le presentazioni degli altri artisti, tutti degni di grande attenzione, un’attenzione di cui godranno nelle presentazioni di sala e nel catalogo.
Stefania Basso presenta tre opere assai diverse tra di loro a dimostrazione di un talento capace di esprimersi con multiforme ingegno: un delizioso Angelo che ripropone la medievale querelle sul sesso degli angeli. Si tratta comunque di un disegno di lucida coerenza formale, mentre superbe doti tecniche caratterizzano il Giovanni Bellini Memory. Il Dono è, nella sua essenzialità un modo per cogliere lo spirito della Rinascenza e che per il disegno delle mani e per la distribuzione dello spazio ricorda forse l’Annunciata di Antonello da Messina.
Valeria Bucefari, creatrice di una pittura falsamente figurativa, presenta nelle sue due opere altrettanti esempi della sua maniera allusiva, equivoca, simbolica, ricca di segni e simboli da decifrare. Esagero, ma, modificati i tratti delle figure, questa è una rivisitazione, passata anche attraverso Magritte, di Hieronymus Bosch.
Angelo Conte, presente con cinque opere, mostra uno straordinario mondo nel quale si concentrano, in una versione originale, i risultati migliori dei grandi movimenti di ricerca del Novecento.
Unico scultore, Bruno Gabrieli, propone una produzione di cui il legno è protagonista e nella quale, secondo la tradizione delle più importanti lezioni contemporanee, il materiale non è aggredito ma assecondato sino ad ottenere dalle forme originali soluzioni ricche di significati, polite e di grande eleganza formale.
Fabrizio Gemma pone al centro della sua produzione i ritratti, realizzazioni non celebrative ma tendenti a cogliere l’intima natura dei personaggi rappresentati, come nel caso di questa sofferta Dalida.
L’inglese Hentik Saar è autore di una serie di lavori nei quali, con grande originalità, ha elaborato una sua maniera di raffigurazione e una particolare tecnica realizzativa".
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