Dal 21/05/2017 al 08/09/2017
Chiesetta della Misericordia

"Do Ut Des" di Omar Hassan

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Descrizione

Nella millenaria Abbazia della Misericordia di Venezia la mostra dell’artista milanese Omar Hassan (padre egiziano e madre italiana), trent’anni e alle spalle mostre di successo a New York, Miami, Tokyo, Londra, presente nelle collezioni di rappresentanti internazionali del jet set. A renderlo noto soprattutto le sue opere realizzate con i guantoni da boxe come pennelli.

Alto, fisico possente, occhi scuri che perforano la materia. Omar Hassan non passa inosservato, come non lasciano indifferenti le sue opere, grumi di colore che colpiscono l’osservatore con la stessa forza con cui l’artista li ha trasferiti sulla tela. Perché Hassan, nato a Milano nel 1987 da padre egiziano e madre italiana, usa una tecnica tutta sua, fatta di potenza e delicatezza allo stesso tempo, dove il pennello è sostituito dai guantoni da boxe. Famosa la sua performance al Mac di Milano con il dj Saturnino. Dopo Milano e Londra, Miami e New York, passando per Tokyio dove ha riscosso un grosso successo, i suoi lavori tornano a Venezia. Sì perché l’artista è già stato ospite della 54. Biennale all’Abbazia della Misericordia, avendo esposto al Padiglione Italia. Ora, per la millenaria Abbazia della Misericordia, Hassan ha elaborato un progetto site-specific, visibile fino all’8 Settembre, proprio in occasione della 57. Biennale d’Arte. DO UT DES è il nome della mostra che inaugura sabato 20 maggio dalle 12 alle 18, dove il latino ‘dare in cambio di ricevere qualcosa’ muta in ‘dare e ricevere qualcosa’, ossia un dialogo tra pittura e a scultura, tra opera e spettatore, in un rimando continuo tra passato e presente, arte antica e contemporanea.

Hassan, infatti, è un profondo estimatore dell’arte greca, come testimoniano alcune opere in mostra, e allo stesso tempo ha sperimentato la street art, da cui è partita la sua passione artistica ben presto ampliata a un vasto panorama artistico. Dopo aver frequentato con successo l’Accademia di Belle Arti di Brera, Hassan ha sviluppato negli ultimi anni diverse serie di opere, tutte differenti tra loro ma con sempre il suo tratto distintivo.

Entrando nella Chiesetta della Misericordia lo spettatore sarà accolto da una serie di opere di grandi dimensioni tra pittura e scultura, spesso combinando le due tecniche. Un chiaro apprezzamento per i mondi disparati del Classicismo e del contemporaneo è visibile con antiche statue greche che sono state dipinte con la vernice spray colorata, una delle tecniche più utilizzate da Hassan. Sull’altare centrale risiede una copia in gesso della Nike di Samotracia, rivisitata dall’artista. Direttamente dietro la scultura vi è un quadro che è stato dipinto con la stessa tecnica, raggiungendo un effetto ottico per cui la scultura viene immersa nel quadro, distinguibile dallo spettatore solo spostandosi fisicamente intorno all’installazione.

Ulteriore apprezzamento della scultura classica greca è evidente in tutta la mostra, con due iconiche Venere di Milo posizionate nelle grandi nicchie dietro l’altare. Entrambe sono state identicamente dipinte a partire dalla fronte con spruzzi di vernice, lasciando al caso la decisione finale sulla direzione delle colate di colore. In questo dittico, Hassan indaga l’idea della ripetizione imperfetta, per cui dallo stesso gesto scaturiscono due risultati diversi. Un’altra opera vede la Venere di Cirene e la Venere di Siracusa guardarsi l’un l’altra attraverso lo spazio della chiesa, imitando il modo in cui le statue originali idealmente si guardano attraverso il Mediterraneo, da Siracusa a Tripoli. Queste sculture sono il passo finale dell’interazione tra pittura e scultura, essendo entrambe posizionate entro tradizionali cornici di ispirazioni neoclassiche. Dove ci si aspetterebbe di trovare una tela tesa, invece Hassan ha posto le figure, metà dentro e metà fuori, come se fossero in uno stato di transizione, lasciando allo spettatore la decisione se le sculture stiano uscendo o entrando nel dipinto. I guantoni non sono scomparsi, ma hanno un ruolo diverso, giacendo a terra e dando vita a un’installazione.

Rimanendo fedele alle sue radici nella pittura Hassan ha presentato due dipinti “Injections” su larga scala, uno nero l’altro bianco, che sono al tempo stesso minimali e potenti nella loro esecuzione. È la forza del gesto pittorico di sintesi che dà loro tale autorità; una semplicità che risuona all’interno della cornice ecclesiale, evocativa del simbolo più potente nel cristianesimo, la croce. Due ulteriori dipinti della celebre serie Breaking Through si possono trovare a entrambi i lati dell’ingresso. Hassan boxa con la tela fino a quando l’opera è finita, creando un campo energetico di colore esplosivo. Qui, ancora una volta, il mondo fisico si scontra e incontra con il mondo a due dimensioni della pittura. Hassan ha esaminato le diverse entità del Classicismo e dell’arte contemporanea, fondendole per creare opere che dialogano all’interno dell’ambiente della Chiesetta della Misericordia. In origine un luogo di culto religioso, la chiesa stessa ora diventa un tempio per l’arte, ogni tipo di arte.

Il titolo DO UT DES può essere pienamente compreso nell’atto finale dell’artista: il fonte battesimale all’ingresso della Chiesa non è più pieno di acqua santa, ma ora contiene centinaia di tappi di bombolette spray utilizzate. Gli stessi strumenti con cui l’artista lavora diventano un lavoro a sé stante. Lo spettatore è invitato a prenderne uno via con loro, un piccolo pezzo della mostra che può essere conservato, e l’idea di dare e ricevere è completa. Do Ut Des è organizzata dalla Fondazione Alberto Peruzzo, in collaborazione con la galleria ContiniArtUK di Londra.

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