"Consonanze"
foto di Ljubodrag Andric
Descrizione
I grandi muri che parlano, e ascoltano
Le fotografie di Ljubodrag Andric, stampate in un ampio formato che assorbe l’interezza del campo visivo, non includono mai la presenza della figura umana. Le sue visioni si soffermano su architetture riprese frontalmente, esaltando la fissità metafisica delle pareti e l’orizzontalità delle linee che proseguono oltre i margini dell’immagine. Sono muri nudi, ma
non muti. Campiture di colore dispiegate verso una nozione di pittura astratta, che però accorciano repentinamente le distanze dalla realtà non appena l’occhio dell’osservatore intuisce la presenza di un dettaglio concreto: la colatura di umidità, l’imperfezione del cemento, la crepa, il ciuffo d’erba, la maniglia di una porta laddove lo sguardo non la attendeva. I paesaggi urbani di Andric recano la traccia interiore, in absentia, di chi li ha edificati e di chi attende di abitarli. Interpellano lo spettatore e lo invitano a entrare in uno spazio di relazioni potenziali. E il dialogo che queste immagini generano non può che prendere spunto dallo spazio che ospita la mostra, ovvero la Fondazione Querini Stampalia, luogo di uno dei più celebri interventi di Carlo Scarpa.
Come sottolinea Francesca Valente, curatrice della mostra e già direttore degli Istituti italiani di cultura di San Francisco, Toronto, Vancouver, Chicago e Los Angeles: “Nel contesto della Fondazione Querini Stampalia, Andric dialoga con Carlo Scarpa in una dimensione sospesa fra oriente e occidente, intrinseca alla città lagunare. E il suo sguardo si sofferma in
particolar modo sul giardino, luogo ideale per un viaggio interiore, ancora in parte da intraprendere. Si realizza così un percorso di efficace sintesi emotiva il cui approdo è una identità personale stratificata, composita, fatta di suggestioni e ricordi, sedimentazioni, citazioni e riverberi paradossalmente remoti e quotidiani, antichi e contemporanei”.
Anche Tobia Scarpa nel testo scritto per la pubblicazione che accompagna la mostra si sofferma sul potenziale dialogico delle fotografie esposte: “nelle fortissime immagini di Ljubodrag Andric […] l’indagine sulla forma e sul retaggio umano, che emerge senza presunzione, invoca chi guarda a una riflessione in cui si annodano molti quesiti”.
Ljubodrag Andric (Belgrado, Yugoslavia, 1965) proviene da una famiglia di artisti. Il suo interesse per la fotografia comincia a quindici anni. Studia letteratura all’università di Belgrado, per poi dedicarsi interamente alla fotografia. Si trasferisce a Roma nel 1986 e diviene cittadino italiano nel 1989. Nel 2002 è a Toronto, Canada, dove tuttora risiede, avendo
ottenuto la cittadinanza canadese nel 2002.
I lavori fotografici in grande formato di Andric sono caratterizzati dall’assenza della figura umana e da una struttura formale che, nonostante l’attenzione
al dettaglio realistico, affonda le radici in varie forme di astrazione geometrica. Uno dei tratti distintivi dei lavori di Andric è la qualità tattile dell’immagine, che fa pensare all’affresco, scelta che trova origine nel rapporto di familiarità mantenuto da Andric con la tradizione pittorica italiana. Quest’anno il suo lavoro è presente alla sesta edizione di Bocconi Art Gallery (BAG), a Milano, e all’edizione 2016 della Triennale, sempre nel capoluogo lombardo.
Un’estesa monografia sul lavoro di Andric, recentemente pubblicata da Skira, è stata presentata il 25 maggio 2016 presso la Galleria Carla Sozzani di Milano (Ljubodrag Andric, Works 2008–2016, a cura di Demetrio Paparoni, Skira, Milano 2016, con testi di William Ewing, Barry Schwabsky, Aldo Nove e Philip Tinari).
“Andric guarda la geometria dello spazio con la stessa logica con cui Morandi costruiva formalmente i modelli delle sue nature morte.”
Demetrio Paparoni
“Per Andric le sensazioni astratte che si possono trovare per mezzo dei luoghi reali, lungi dall’essere indebolite da compromessi, sono risonanti e potenti come quelle prive di referenti nella realtà.”
Barry Schwabsky
“È la sensibilità unica di Andric per ciò che l’obiettivo riesce a fare in maniera tanto appropriata – il modo in cui serve non tanto a commemorare il particolare stato di quello che registra quanto piuttosto ad accettarne la mutevolezza e l’impermanenza – a caratterizzare le sue fotografie […] Oggi, la retorica unica dell’approccio di Ljubodrag Andric alla creazione di immagini, guidato da una fine sensibilità per la monumentalità ambivalente, ci sembra più radicale e urgente che mai.”
Philip Tinari
“Andric ci porta oltre i muri. Spesso per sfinimento. Negandoci il diversivo. Ci spinge nel muro e ci obbliga (con nostro grande piacere, devo dire) a riconoscerne sì il limite, ma anche la sua impossibilità.”
Aldo Nove
La visita alla mostra è inclusa nel biglietto di ingresso alla Fondazione Querini Stampalia: intero 10 € (ridotto 8 €).
Ingresso gratuito per i residenti nel Comune di Venezia tutti i giorni dalle 10 alle 15 e per gli utenti della biblioteca ogni mercoledì (intera giornata).
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Orari e date
Chiuso Mar
10:00-18:00 Mer
10:00-18:00 Gio
10:00-18:00 Ven
10:00-18:00 Sab
10:00-18:00 Dom
10:00-18:00
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