Storia di Marghera - L'Antico Borgo di Malghera

Di Lionello Pellizzer

Marghera antica piantina 1520


L’antico borgo di Malghera era situato dove ora si trova il Forte di Marghera, costruito fra il 1805 e il 1814 sui bordi della Laguna per la protezione di Venezia. Mestre e il suo castello si trovavano a poche miglia di distanza e, verso la laguna, c’era l’isola di S. Zulian (S. Giuliano) con la sua Torre a sorvegliare chi proveniva dalla Serenissima o s’inoltrava in laguna verso Venezia.

Bonaventura Barcella nelle “Notizie storiche del castello di Mestre….” scriveva che l’opinione comune vuole che Marghera così si denominasse dal Mare veduto dai Francesi condotti da Pipino quando giunsero in quel sito (intorno all’800) per occupare le isole della Venezia.

Quest’opinione non è corretta, affermava il Barcella e “con più fondamento si ritiene che il nome derivi da Margaria, nome dato a quella località da un mercato che ivi si teneva”. Carlo Angoletti in “Treviso e le sue Pievi” riteneva invece che il nome “Marghera o Margaria” derivasse da margo e affine a “margaritum” che accennava a lido marino e paludoso.

Isola di San Zulian con la Torre, la chiesa, la cavana per il ricovero delle barche e la palada per la riscossione dei dazi.


La località di Malghera era considerata da sempre un punto strategico per gli scambi commerciali e il controllo militare in tutte le direzioni. I Veneziani, grandi dominatori di tutto il bacino dell’Adriatico e del Mediterraneo orientale, fino al 1337 non controllavano la terraferma mestrina, salvo pochi e limitati ambiti territoriali.

Iniziarono nel XIV secolo una politica di espansione in terraferma per contrastare i tentativi delle Signorie di Verona, Padova e Treviso di conquistare quei territori e per riunirli al proprio dominio.

Disegno del 1692 della chiesa e il ponte di Marghera


In tempi remoti il fiume Musone sfociava in prossimità di Marghera e la Cava Gradeniga, scavata nel 1361, ora chiamata Canal Salso, era il vecchio letto del Muson (Luigi Brunello, Antica idrografia della terraferma veneziana. Venezia, 1968). Al suo fianco c’era la strada che ora chiamiamo “via Forte Marghera”, con un ponte che scavalcava un vecchio ramo del Marzenego e che la faceva congiungere con la vecchia via Orlanda e quindi con Campalto e Tessera.

Disegno del Tombello di Mestre, 1520 circa. Particolare della Torre di Marghera e di San Zulian.


Il Marzenego, lungo le sue rive, ospitava alcuni mulini e l’importante porto di Cavergnago, all’incirca dove ora si trova il Rione Pertini. Con l’uso sempre più intenso della cava Gradeniga, il Porto di Cavergnago fu via via abbandonato.

Cartografia del 1869 della località di Marghera dove fu costruito il Forte Marghera


Lo scavo dell’Osellino, dal borgo di Marghera sino alla foce del Dese, cominciò ad essere eseguito nella seconda metà del 1506 e l’impresa durò alcuni anni. La nuova inalveazione fu chiamata Brenta Nova, Cava Nova o Brentella e poi Osellino.

Fu realizzata per togliere le acque dolci del Marzenego dal bacino di Venezia e portarle alla foce del Dese verso il bacino di Torcello e Burano. In questo modo si riteneva di liberarsi dal rischio che i sedimenti provocassero l’interramento dei canali lagunari interni alla città e della bocca di porto di San Nicolò.


Come già detto, sino all’anno 1337 Malghera era sotto il dominio del Comune di Treviso. Sono stati perciò i trevigiani che vi hanno costruito la dogana e la Torre. Il confine col Dogado veneziano passava poco più in là, all’incirca tra l’isola di S. Zulian e le barene di Tombello e di Campalto.

Canaletto 1750 circa. Torre di Marghera In realtà Torre dell'isola di San Zulian


L’isola di S. Zulian era perciò in territorio veneziano: sopra di essa esisteva una Torre di avvistamento e un albergo che doveva servire ai visitatori che, in viaggio per Venezia, vi sostavano prima della traversata. L’isola si chiamava San Giuliano del Buon Albergo e vi era anche un piccolo monastero per i frati.

Di questo monastero si ha documentazione sin dal 1286. Naturalmente come ogni posto di confine, c’era anche una dogana per il pagamento dei dazi e il controllo dei visitatori in transito. Passavano di là molte merci provenienti dalla terraferma ma nel XIV secolo, nel periodo più conflittuale fra i Veneziani e i Trevisani, ebbe anche un consistente valore militare.

La Torre di S. Zulian fu eretta dai veneziani nel 1209 ed è quella che vediamo riprodotta dal Canaletto, erroneamente definita Torre di Marghera perché, al tempo del Canaletto, 1750 circa, era già stata distrutta.

Cippo di contaminazione della Laguna n. 71. Si trova all'interno del Forte Marghera


Circa 20 anni dopo l’annessione dei possedimenti trevigiani al dominio di Venezia, il 13 dicembre 1359, il doge ordinò al podestà di Treviso di mandare a Marghera persone pratiche per conferir con consiglieri e capi per scegliere un sito per farvi una fortezza.

Ma la fortezza si dimostrò di scarsa efficacia difensiva. Nel 1513, durante la guerra di Venezia contro la Lega di Cambrai, i tedeschi presero tre barche e si spinsero sotto la Torre e la colpirono con le armi da fuoco e la incendiarono, tanto che a Marghera non si vedeva altro che fumo e fuoco. I tedeschi e spagnoli da S. Zulian puntarono i cannoni verso Venezia non riuscendo a colpirla.

Però il rombo dei cannoni terrorizzò i veneziani che compresero che la laguna non bastava più a difenderli. Si può presumere che la Torre sia stata abbattuta fra il 1592 e il 1614 (Dario Lugato e Redi Foffano “Da Marghera a Forte Marghera“).

Edificio costruito sopra il vecchio ponte di Marghera


La separazione delle acque dolci dalle salse provocò anche cambiamenti nell’assetto idrografico locale dell’area del borgo di Marghera, tenuto conto dell’importante funzione d’interscambio commerciale che vi si svolgeva. Furono perciò costruiti manufatti e strutture per superare l’argine che teneva separate le acque dolci dalle salse e la laguna dalla terraferma.

Questi manufatti erano simili a grandi argani ed erano chiamati “carri“ per sollevare le barche piene di merci e portarle oltre lo sbarramento. Nel 1438 cominciava a funzionare il carro di Fusina e nel 1462 il carro di Marghera.

Fu il chioggiotto Angelo Sambo a realizzare il “carro” di Marghera, come aveva già fatto a Fusina.

Mappa satellitare dell'antica località di Marghera con le indicazioni dei siti della chiesa e del ponte.


La chiesa di Marghera era collocata in prossimità della strada che veniva da Mestre e che costeggiava la Fossa Gradeniga ed era dedicata a S. Salvatore. Era situata vicino a un vecchio ramo abbandonato del Marzenego che nel 1793 era stato deviato verso Campalto.

Il borgo di Marghera, come tutti i posti d’incontro di merci e di persone, aveva visto crescere il numero delle osterie che erano viste con molto sospetto dal Senato, perché si riteneva che fossero il covo di uomini di malaffare e di contrabbandieri.

La quantità di merci che transitava per Marghera era molto elevata e l’esazione dei Dazi era molto importante perché da quella fonte derivavano entrate consistenti per l’erario veneziano.


Con la caduta della Repubblica nel 1797 fu istituita la Municipalità Provvisoria. Col trattato di Campoformio fra Francia e Austria, si stabilì che i territori della Repubblica di Venezia, ancora formalmente esistente sotto il governo della Municipalità Provvisoria, fossero consegnati all’Austria.

La dominazione austriaca durò sino al 18 gennaio 1806 e poi, con il trattato di Presburgo, la Provincia Veneta fu ceduta alla Francia e rimase francese sino alla caduta di Napoleone nel maggio 1814.

Fu decisa la trasformazione dell’antico borgo di Marghera nella nuova fortificazione che fu iniziata nel 1805 dagli Austriaci con le prime requisizioni e la realizzazione dei primi bastioni e poi proseguita dai Francesi negli anni successivi. L’antico ponte di Marghera fu riutilizzato costruendovi sopra il deposito delle polveri.

La chiesa fu inizialmente recuperata come caserma, gli altri edifici come corpi di guardia ed alloggi per il comandante e degli ufficiali e come uffici e magazzini. Lo stravolgimento di quell’area fu totale. Sono stati abbattuti gli edifici ad abitazione, le osterie, le case coloniche e la chiesa.

Le uniche testimonianze rimaste sono il ponte e il cippo di conterminazione lagunare n. 71, a ricordarci che in quel tempo le acque della laguna arrivavano a lambire quell’antichissimo borgo.

Testo e immagini di Lionello Pellizzer

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