Parola e immagine: i due volti del mito
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INCONTRI DEL CICLO
Parola e immagine: i due volti del mito
ARIANNA ESTASI E MALINCONIA DELLA NINFA ADDORMENTATA
Giovedì 23 febbraio 2023, ore 17.00 | Palazzo Loredan
Arianna e il labirinto; Arianna abbandonata a Nasso da Teseo; Arianna risvegliata da Dioniso; Arianna sposa del dio nelle beatitudini dionisiache. Il filo della storia di Arianna si dipana fra i testi e le immagini della cultura letteraria e visuale dalla Grecia arcaica fino all'età romana, e nelle varie tappe di questa lunga tradizione il ruolo e il profilo della principessa cretese muta e si declina in modi diversi. Dopo secoli di oblio, con la riscoperta dei testi antichi dell'età umanistica, l'immagine di Arianna ricompare, sotto mentite spoglie, nell'ultimo dipinto del ciclo che Tiziano esegue a Ferrara, su mandato di Alfonso d'Este, inventando, per il suo Baccanale degli Andri (1523-1524), una figura straordinaria di menade addormentata.
LINEA NARRATIVA DEGLI INCONTRI
Il mito era parte costitutiva della cultura e della società antica: i racconti delle imprese di dei e dee, di eroi ed eroine ci sono pervenuti grazie alle fonti letterarie e a quelle iconografiche, purtroppo spesso lacunose e difficili da interpretare, ma, coniugando questi due piani narrativi è possibile cogliere il significato che i personaggi che ancora oggi animano le nostre memorie scolastiche potevano avere per i contemporanei.
Quello della parola e quello dell'immagine sono mondi contigui che fanno riferimento a un sostrato culturale comune e condiviso, formatosi attraverso i secoli grazie alla trasmissione orale: le recitazioni degli aedi ai simposi, le favole narrate ai bimbi dalle madri e dalle balie, i racconti che si scambiavano nel gineceo le donne intente a filare e tessere, i canti dei soldati che andando alla guerra ripercorrevano le gesta degli eroi, contribuivano a fissare nella memoria collettiva i protagonisti dei grandi racconti epici e mitici. A partire dall'VIII-VII secolo a.C. questo patrimonio di narrazioni del più vario tenore inizia a prendere forma figurativa e ad essere rappresentato su oggetti sacri, profani e funerari. Nel corso del VI secolo a.C. con il passaggio dall'oralità alla scrittura i racconti acquisirono una veste più statica, ma le diverse versioni che si erano andate stratificando nei secoli precedenti riemersero con prepotenza nell'elaborazione di poeti e tragediografi dell'età classica, fornendo ai creatori di immagini nuova linfa vitale per le loro creazioni.
In questo periodo le immagini si dispiegavano soprattutto sulla ceramica, parte essenziale della vita quotidiana e della morte, ma presto passarono sui templi, nelle piazze, nelle case, divenendone un imprescindibile completamento e acquisendo un ruolo comunicativo fondamentale, che nei secoli cambiò adattandosi alle necessità della società che ne fruiva e dell'ambiente a cui erano destinate. Ecco, dunque che per capire un mito è necessario da un lato percorrere i due sentieri paralleli della parola e dell'immagine per valutare come e perché si incontrano o si contrappongano, dall'altro ricostruire il contesto per cui testi e raffigurazioni erano stati creati.
Interviene
Monica Centanni, Università Iuav di Venezia
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