I pozzi di Venezia

Il Pozzo alla veneziana

I POZZI, i GATTOLI e le VERE

"Venezia è in acqua et non ha acqua" scriveva, nel XVI secolo, Marin Sanudo.

Fin dalle sue origini, costruita dove nessuno avrebbe mai pensato di fondare un insediamento, la città soffrì per la mancanza di acqua potabile.

Il problema dell'approvvigionamento idrico si aggravò dopo l'812 per l'incremento demografico seguito al trasferimento del Governo Veneziano da Metamauco (l'antica Malamocco) all'attuale centro storico (isole realtine).

Il 'pozzo alla veneziana' fu la soluzione escogitata. Nei 'campi' e nei 'campielli' furono scavate capienti vasche rivestite di argilla dove l'acqua veniva raccolta e filtrata attraverso strati di ghiaia e sabbia.

Da un pozzo centrale si attingeva il prezioso liquido, proveniente dal compluvio dei tetti circostanti, penetrato attraverso dei tombini forati, detti 'gattoli'.

Le vere da pozzo diventarono un elemento costante e caratteristico dell'arredo urbano. Inizialmente molto semplici, realizzate in mattoni o addirittura ottenute forando capitelli o tamburi di colonne romane di spoglio, raggiunsero in seguito livelli estetici notevoli.

Assediati dall'acqua salata, nel corso dei secoli molti 'campi' dovettero essere rialzati, per evitare che la marea irrompesse nella vasca di contenimento (San Trovaso, i Frari, Sant'Angelo, solo per citarne alcuni).

Enorme infatti era il lavoro di scavo, bonifica e ripristino da praticare in questa malaugurata eventualità.

L'acquedotto sarebbe arrivato solo nel XIX secolo.

 

@Credits immagine: Giorgio del Pedros da 'Venezia come' edito da GambierKeller

 
 
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