Dal 20/01/2017 al 06/02/2017
Torre Civica di Mestre detta Torre dell'Orologio

La Torre della Memoria

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Descrizione

Venerdì 20 gennaio 2017, alle ore 18:00, si inaugura l’esposizione di Davide Carraro e Walter Marin. L’ultima torre rimasta delle tante che cingevano il castello di Mestre, si tinge di Memoria.

Introduzione a cura di Marina Scroccaro «I due artisti hanno sentito la necessità di rappresentare la Shoah con i loro occhi, attraverso la loro sensibilità entreremo in contatto con un mondo che spesso si preferirebbe obliare.

“Ricordatevi il numero dove lascerete i vostri vestiti, così li ritroverete dopo la doccia” L’installazione a piano terra di Walter Marin interpreta l’inganno con il quale le SS promettevano un bagno caldo e poi il ricongiungimento alle famiglie, per evitare panico e rivolte davanti all’ingresso della camera della morte: fare una doccia calda era un sogno per i deportati che giungevano al campo di sterminio stremati da un lungo viaggio. Le statue raffigurano le tante sofferenze e i loro “credo”: dall’amore alla religione, il loro “pathos” ci coinvolge e si avverte che solo l’ingresso nell’ultima stanza li renderà liberi.

Al primo piano della torre saranno esposti dipinti dal pregnante messaggio umano, sociale e simbolico, nei quali il pittore Walter Marin ritrae la persistente sofferenza della Shoah con un personale stile “figurativo evoluto” denunciando le contraddizioni tra individuo e collettività, tra libertà e potere, assillando la memoria di un recente trascorso che spesso si replica. Vi sono volti di ragazzini schedati, donne abbandonate alla neve, sguardi smarriti, privi di retorica e ricchi di una grande convinzione: “esistere è soffrire” sostiene il pittore.

Al secondo piano si entra realmente in un viaggio, rappresentato dalle suggestive fotografie e stampe di Davide Carraro: la memoria si riaffaccia ed emerge dalle immagini dei luoghi teatro della più grande negazione umana del ‘900. Le fotografie tracciano la visione dell’appartenenza al vissuto, sono le possibili immagini di chi doveva vivere in quelle condizioni, sono gli occhi che si spalancano su un cielo negato, incorniciato di divieti e senza via di uscita, se non nella spesso augurabile fine. Auschwitz, nel bianco e nero di Davide Carraro, rivive “ sfuocando” ogni dettaglio definibile di fronte all’irriducibile orrore noto, evocato, quasi “udibile”. Emergono indizi fuori fuoco dell’iconografia del campo più conosciuto, ogni singolo dettaglio ha il dichiarato obiettivo di introdurre ad uno stato d’animo, di riavvicinare ad un’esperienza quale “la reale coscienza di una persona vittima di quegli spazi” afferma il fotografo stesso, dove la realtà non è il paesaggio, ma la negazione prevista e costruita dell’esistenza come “persona” immersa in quell’abisso.

Sarà esposta per l’occasione un’installazione, interattiva, che si può definire “sensoriale”: una postazione realizzata da Davide Carraro farà interagire lo spettatore con le immagini della serie e il suo battito del cuore, restituendo suono e vibrazione.»

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